Gli squat

OT301Amsterdam, come Roma, è piena di centri sociali, qui chiamati squat.

Il termine squatting ha in realtà valenza più generale: significa occupare senza permesso del proprietario un edificio o un appartamento.

In genere questo accade per abitarci ma la creazione nei luoghi occupati di centri sociali ha tradizionalmente maggiore eco. Immagino come sarebbero contenti i costruttori e i grandi proprietari se l'occupazione da parte di chi non ha altra scelta per non dormire per strada fosse pubblicizzata, ma è una realtà più grande di quanto si pensi, soprattutto nei Paesi più poveri.

Ad Amsterdam lo squatting ha un aspetto piuttosto interessante: occupare appartamenti o edifici senza permesso è legale nel caso in cui il luogo sia disabitato da più di un anno e il proprietario non abbia alcun contratto in mano per il suo affitto o vendita. Una volta occupato, un luogo può essere liberato dal proprietario solo per vie legali attraverso una richiesta al tribunale. Qui è insomma un problema civile, che si risolve tra due parti private. Tanto per fare un confronto, in Italia l'occupazione abusiva è un reato penale che viene perseguito d'ufficio.

Uno degli squat più famosi di Amsterdam è l'OT301 (dalla cui homepage è presa l'immagine dell'articolo). Oggi ho pranzato lì, in occasione di un "mercatino dell'usato" con l'offerta di piatti vegan. In realtà il mercatino era piuttosto striminzito ma è stato carino. Ho mangiato una torta rustica a base di tofu e un muffin al cioccolato e mi sono comprato una maglietta (nuova), un spettacolare cd della nona sinfonia di Beethoven eseguita dall'orchestra filarmonica di Vienna diretta da Abbado (3 euro, ancora incartato) e un libro di Stephenson che ho scoperto essere segnato su Bookcrossing (1 euro, usatissimo, rilasciato nel 2005 a Dublino). Conto di tornarci, il programma dei prossimi giorni è piuttosto invitante.

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