Articoli scritti il 04/12/06

Inis Mor

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Giorno 5: Inis Mor.

E' difficile interagire con le docce qui in Irlanda; c'è questo aggeggio che fa un rumore infernale e l'acqua dopotutto arriva ancora con una pressione minima. Per tutta la notte vento e pioggia sono stati così forti che il pezzetto di plastica che alloggia nel foro per la fuoriuscita del vapore acqueo dal bagno ha girato e fatto rumore in continuazione.


Facciamo colazione e poi chiediamo alla signora che mantiene il B&B se giudica buono questo tempo per andare alle isole Aran: ci dice che farà freddo e ci sarà parecchio vento; a noi non è concessa molta scelta per via dei tempi stretti sulla tabella di marcia quindi partiamo lo stesso, dopo esserci accordati per poter passare nuovamente la notte lì.
La nave che ci traghetta alle Aran è comoda: il mare mosso non ci spaventa, anzi ci favorisce il sonno!


Al nostro arrivo veniamo letteralmente "agganciati" da un arzillo nativo che ci offre un giro panoramico di Inis Mor per la modica cifra di 10 euro. Ci accodiamo quindi ad una chiassosa comitiva di anglosassoni dalle provenienze più disparate: alcuni ci spiegano di essere  addirittura arrivati dal Sud Africa per guardare una partita di rugby qui in Irlanda.
Durante il giro panoramico facciamo amicizia, chiacchieriamo e visitiamo assieme ruderi e paesaggi straordinari.

Le isole Aran hanno in tutto e per tutto la conformazione geologica del Burren, con grandi massi megalitici e scogliere. Le case tradizionali hanno ancora il tetto in paglia e mentre ci dirigiamo verso Dun Aengus la nostra guida ci spiega che qui la gente vive di fatto come cinquant'anni fa, dispone di una scuola ed un solo supermercato.


Dun Aengus è un forte preistorico alquanto misterioso: non è ancora chiaro a chi appartenesse nè quale fosse precisamente il suo scopo. Ciò che invece è sotto gli occhi di tutti è che si trova su una altura a strapiombo sull'oceano e che è costantemente battuto da forti raffiche di vento. Quando salgo su questo promontorio faccio quasi fatica a stare in piedi; mi sporgo e vedo i flutti infrangersi incessantemente contro la costa e solo azzurro tutto intorno. Il vento è così forte che anche i lunghi steli d'erba che crescono qui si sono piegati a formare piccoli vortici sul terreno. E' strano, mi dico, effettivamente la spirale ha un significato mistico per gli irlandesi!


Dopo il pranzo continuiamo a piedi il nostro giro sul porto e ci rifugiamo in un pub: al muro è stato appeso un cartello che avvisa i cittadini della sperimentazione sul wireless che verrà attuata fra pochi mesi.
Questo è il primo posto in cui ci accorgiamo che le persone parlano davvero gaelico ed è anche il primo posto in cui decido di infrangere l'idillio di un caffè davvero continentale: ed infatti ordino il caffè e mi arriva la solita brodaglia colorata di nero!


Qualche ora dopo il battello ci riporta sulla terraferma: il mare è ancora gonfio e piove. La ragazza coreana che ha fatto parte della nostra brigata turistica ci scatta una polaroid piccolissima che conservo gelosamente nel mio zaino.


Per la cena decidiamo di andare a Galway: mangio la mia zuppa con la costante preoccupazione che ci ganascino le ruote della macchina, visto che abbiamo parcheggiato in un posto che secondo me...non è un parcheggio! Questa non è l'Italia, qui non si scherza. Mangiamo veloci e già che ci sono faccio anche una mezza scenata a Matteo: l'ultima cosa che davvero vorrei è avere problemi con la macchina che abbiamo noleggiato! Lo costringo a trovare un posto che sia "chiaramente" legale e poi facciamo quattro passi per il centro chiacchierando del più e del meno.


Al nostro ritorno, nel B&B, la cagnolina Penny ci fa un mucchio di feste.
Continua...

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